Testimonianza di una resistenza a un invasore ( confronta anche le altre pagine ... )
Olografa di Nelson :
== 3-12-1984==
Ricordo di quando alla
"Galileo" per quasi un mese non si fece altro che mangiare riso, senza
sale e condito solo con un poco di "morchia" d'olio di oliva, trovata
in fondo ad una damigiana nella mensa dell'officina e filtrata per quel che si
poteva.
Comandavo una squadra composta da compagni amici studenti universitari ed i "vigili del fuoco" -operai della Galileo stessa-.
Per ordine del CTLN fiorentino, dovevamo tentare di salvare dalla distruzione quello stabilimento.
Si stette dentro le mura dell'officina sino alla completa liberazione di tutta la zona di Rifredi, dal Mugnone, fino oltre Careggi: zona della città che era rimasta in mano ai tedeschi e fascisti per molto tempo, quando già il resto della città era stata liberata ed i partigiani di G.L e delle brigate Garibaldi si erano attestati sul Mugnone,senza poterlo varcare per molto tempo, nonostante aspri ed accaniti combattimenti.
Per ordine del CTLN fiorentino, dovevamo tentare di salvare dalla distruzione quello stabilimento.
Si stette dentro le mura dell'officina sino alla completa liberazione di tutta la zona di Rifredi, dal Mugnone, fino oltre Careggi: zona della città che era rimasta in mano ai tedeschi e fascisti per molto tempo, quando già il resto della città era stata liberata ed i partigiani di G.L e delle brigate Garibaldi si erano attestati sul Mugnone,senza poterlo varcare per molto tempo, nonostante aspri ed accaniti combattimenti.
A Rifredi tutti sapevano che una compagnia di Partigiani ben armati erano a presidio dell'officina, ma lo sapevano anche i tedeschi,che più volte cercarono di entrare: erano i guastatori della Goering, insieme ad una compagnia, il cui comando si era attestato in una villetta sopra i "Cappuccini".
Pochi tedeschi per la verità,ma armati fino ai denti e con la disponibilità di un cannoncino,mitragliatrici pesanti e due carri armati.
Vi assicuro che ci diedero filo da torcere e non ci fecero certo dormire! Già......... perchè,a proposito di dormire: una notte io non ne potevo più, ed andai a dormire nell'orto del "poggetto" dell'officina, in un pollaio di vetro in cui v'era ancora qualche gallina da noi amorevolmente curata -che duraron poco- lì mi addormentai di sasso e mi svegliò il sole all'alba: mi alzai, guardai intorno e circondato da vetri rotti, mi accorsi che non c'era più il pollaio! Chiesi perplesso ai compagni che erano di guardia, cosa fosse successo...orbene, sembrò incredibile anche a me!
Durante la notte, una cannonata caduta vicino,aveva rotto tutti quei vetri del pollaio e io,non avevo sentito nulla!
I compagni, accertati che non avessi riportato danni, mi avevano lasciato dormire...
Credetemi! Non fu facile,impedire ai guastatori tedeschi di far " saltare "le officine Galileo... Era diventato quasi un tragico gioco tra noi e loro, come al gatto con il topo; però a colpi di armi da fuoco e bombardamenti (e non solo tedeschi!) Una volta infatti, ne subimmo uno Americano di razzi e se non fosse stato per l'aiuto di un maresciallo maggiore tedesco -un certo Gustaw-ci avremmo lasciato tutti la pelle! Fu una seminata di proiettili a tappeto,che avanzavano di metro in metro,arando tutta la campagna del"Poggetto"...Loro (gli alleati) evidentemente, credevano di bombardare i tedeschi appostati poco più avanti e fu quel Gustaw -evidentemente un esperto- che dopo la prima scarica, ci "consigliò" di non andar avanti, ma di tornare indietro, dentro le buche scavate dalle prime esplosioni e in quel modo ce la cavammo senza un graffio! Entusiasti, lo nominammo subito nostro "collaboratore non armato" e nostro consigliere militare. Fu ovvio: per simili situazioni, noi eravamo tutti digiuni.
Pochi tedeschi per la verità,ma armati fino ai denti e con la disponibilità di un cannoncino,mitragliatrici pesanti e due carri armati.
Vi assicuro che ci diedero filo da torcere e non ci fecero certo dormire! Già......... perchè,a proposito di dormire: una notte io non ne potevo più, ed andai a dormire nell'orto del "poggetto" dell'officina, in un pollaio di vetro in cui v'era ancora qualche gallina da noi amorevolmente curata -che duraron poco- lì mi addormentai di sasso e mi svegliò il sole all'alba: mi alzai, guardai intorno e circondato da vetri rotti, mi accorsi che non c'era più il pollaio! Chiesi perplesso ai compagni che erano di guardia, cosa fosse successo...orbene, sembrò incredibile anche a me!
Durante la notte, una cannonata caduta vicino,aveva rotto tutti quei vetri del pollaio e io,non avevo sentito nulla!
I compagni, accertati che non avessi riportato danni, mi avevano lasciato dormire...
Credetemi! Non fu facile,impedire ai guastatori tedeschi di far " saltare "le officine Galileo... Era diventato quasi un tragico gioco tra noi e loro, come al gatto con il topo; però a colpi di armi da fuoco e bombardamenti (e non solo tedeschi!) Una volta infatti, ne subimmo uno Americano di razzi e se non fosse stato per l'aiuto di un maresciallo maggiore tedesco -un certo Gustaw-ci avremmo lasciato tutti la pelle! Fu una seminata di proiettili a tappeto,che avanzavano di metro in metro,arando tutta la campagna del"Poggetto"...Loro (gli alleati) evidentemente, credevano di bombardare i tedeschi appostati poco più avanti e fu quel Gustaw -evidentemente un esperto- che dopo la prima scarica, ci "consigliò" di non andar avanti, ma di tornare indietro, dentro le buche scavate dalle prime esplosioni e in quel modo ce la cavammo senza un graffio! Entusiasti, lo nominammo subito nostro "collaboratore non armato" e nostro consigliere militare. Fu ovvio: per simili situazioni, noi eravamo tutti digiuni.
L'avevamo fatto prigioniero durante un combattimento: era un toro! Tanto era forte, che ci vollero cinque o sei di noi per disarmarlo! Fu dura soprattutto fargli levare da ultimo, la mano sinistra da una tasca, dove si vedeva un rigonfiamento rotondo, come fosse una bomba: pensavamo saremmo saltati tutti in aria e allora ce la mettemmo proprio tutta; ma eravamo delle "mezze seghe" di studenti e lui era infuriato: un toro, che ci metteva tutti in terra scrollandoci da dosso. Non ci crederete! Quando sudati fradici e pieni di bernoccoli, riuscimmo a levargli quel coso di mano e di tasca, ci accorgemmo fosse solo un gomitolo di spago!
Quando dopo pochi giorni, legato stretto si calmò; capì che non gli avremmo fatto alcun male,ci disse che quel gomitolo era il suo "portafortuna" e noi glielo restituimmo.
Credo gli abbia davvero portato fortuna!... Usando quel poco di tedesco che conoscevano Enzo (Ronconi) e Giorgio (Marinelli), facemmo un patto chiaro, che lui accettò -dalla Lituania (o Estonia-non ricordo) era stato costretto ad andare in guerra a sedici anni e della guerra,evidentemente era stufo-. Noi mantenemmo la nostra parola: durante e dopo la guerra.
Dopo infatti, fu rimandato a casa come nostro "cobelligerante" e credo si sia trovato bene...
A proposito del gatto e del topo:
Ricordo ancora, che in uno di quei giorni io, Giorgio ed Enzo, eravamo sul Torrione della Galileo per cercare di vedere che facessero i tedeschi intorno a noi e ne vedemmo tre o quattro,armeggiare intorno al Ponte Sul Mugnone, dopo la piazza di Rifredi: dopo un po', capimmo che lo stavano minando. Tutti d'accordo e sdraiati sul quel tetto a terrazza, cominciammo a sparare,ma eravamo imprecisi: forse era troppa la distanza e troppa la nostra inesperienza di tiratori,perchè i Tedeschi invece,rispondevano senza sbagliare un tiro: ogni loro colpo, ci veniva addosso, costringendoci a stare nascosti. Giorgio calcolava col cronometro, gli "intervalli" di tiro, dandoci "il tempo" per rispondere -non per nulla, poi è diventato un pezzo grosso della Facoltà di Geologia dell'Università di Pisa- e fu proprio durante uno di questi intervalli, che sentii un secco colpo metallico e alzai gli occhi per caso sopra la testa di Enzo: a pochi millimetri sopra il suo elmetto, s'era formato un foro circolare perfetto, nel ferro della porta -anche spessa- che dava accesso al tetto del torrione: glielo feci vedere e Enzo impallidì per un attimo,ma subito riprese a sparare e noi con lui,sino a che i Tedeschi non si ritirarono, senza far saltare il "ponte"...
Ci sarebbe tanto da raccontare,su quel periodo alle Officine Galileo e appena posso ci riproverò.
Ora mi viene solo da dire che, dopo la mia operazione(chirurgica) del 1978 a Massa, mi venne la nostalgia di rivedere quel Torrione,il foro nella porta di ferro e prima che le demolissero, le Officine Galileo... una mia debolezza! Scrissi una lettera alla "Commissione interna" di quello stabilimento a Firenze, affinché intercedesse presso la loro Direzione aziendale per permettermi una "visita" magari con altri compagni -pensavo ad Enzo a Giorgio e a Franco Tonani,soprattutto- ma non ho avuto mai risposta: nessun invito. Oggi le officine Galileo non ci sono più a Rifredi, lì, al Poggetto;
sono state trasferite nella periferia di Firenze...
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(n.d.r.) qua sopra, la motivazione della Medaglia D'Argento, conferita a "Nelson" e sotto ... l'ironia della sorte .
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Dopo la fine della guerra, G. Musco, fece parte assieme a G. Martinez, della nuova direzione delle Officine Galileo; ma li aveva preceduti, l'Ing. Ettore Gamondi ...
Al centro, col basco, assieme ai compagni di battaglia
Quando dopo pochi giorni, legato stretto si calmò; capì che non gli avremmo fatto alcun male,ci disse che quel gomitolo era il suo "portafortuna" e noi glielo restituimmo.
Credo gli abbia davvero portato fortuna!... Usando quel poco di tedesco che conoscevano Enzo (Ronconi) e Giorgio (Marinelli), facemmo un patto chiaro, che lui accettò -dalla Lituania (o Estonia-non ricordo) era stato costretto ad andare in guerra a sedici anni e della guerra,evidentemente era stufo-. Noi mantenemmo la nostra parola: durante e dopo la guerra.
Dopo infatti, fu rimandato a casa come nostro "cobelligerante" e credo si sia trovato bene...
A proposito del gatto e del topo:
Ricordo ancora, che in uno di quei giorni io, Giorgio ed Enzo, eravamo sul Torrione della Galileo per cercare di vedere che facessero i tedeschi intorno a noi e ne vedemmo tre o quattro,armeggiare intorno al Ponte Sul Mugnone, dopo la piazza di Rifredi: dopo un po', capimmo che lo stavano minando. Tutti d'accordo e sdraiati sul quel tetto a terrazza, cominciammo a sparare,ma eravamo imprecisi: forse era troppa la distanza e troppa la nostra inesperienza di tiratori,perchè i Tedeschi invece,rispondevano senza sbagliare un tiro: ogni loro colpo, ci veniva addosso, costringendoci a stare nascosti. Giorgio calcolava col cronometro, gli "intervalli" di tiro, dandoci "il tempo" per rispondere -non per nulla, poi è diventato un pezzo grosso della Facoltà di Geologia dell'Università di Pisa- e fu proprio durante uno di questi intervalli, che sentii un secco colpo metallico e alzai gli occhi per caso sopra la testa di Enzo: a pochi millimetri sopra il suo elmetto, s'era formato un foro circolare perfetto, nel ferro della porta -anche spessa- che dava accesso al tetto del torrione: glielo feci vedere e Enzo impallidì per un attimo,ma subito riprese a sparare e noi con lui,sino a che i Tedeschi non si ritirarono, senza far saltare il "ponte"...
Ci sarebbe tanto da raccontare,su quel periodo alle Officine Galileo e appena posso ci riproverò.
Ora mi viene solo da dire che, dopo la mia operazione(chirurgica) del 1978 a Massa, mi venne la nostalgia di rivedere quel Torrione,il foro nella porta di ferro e prima che le demolissero, le Officine Galileo... una mia debolezza! Scrissi una lettera alla "Commissione interna" di quello stabilimento a Firenze, affinché intercedesse presso la loro Direzione aziendale per permettermi una "visita" magari con altri compagni -pensavo ad Enzo a Giorgio e a Franco Tonani,soprattutto- ma non ho avuto mai risposta: nessun invito. Oggi le officine Galileo non ci sono più a Rifredi, lì, al Poggetto;
sono state trasferite nella periferia di Firenze...
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(n.d.r.) qua sopra, la motivazione della Medaglia D'Argento, conferita a "Nelson" e sotto ... l'ironia della sorte .
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Dopo la fine della guerra, G. Musco, fece parte assieme a G. Martinez, della nuova direzione delle Officine Galileo; ma li aveva preceduti, l'Ing. Ettore Gamondi ...
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Appunti di Nelson: lo schema della "Squadra 1a " |
Al centro, col basco, assieme ai compagni di battaglia