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DEL CORRIDOIO VASARIANO



  Penso anch’io,
le epoche si distinguano anche attraverso le forme dell’arte e credo che più la storia le incida, più l’opera possa dialogare e quindi continui a vivere. Le più ricche di nuove cose, le credo responsabili dell’invenzione delle ombre e delle prospettive infinite, affinché quel poco spazio, potesse contenere tutto. Leggendo del Corridoio Vasariano, il fascino pare moltiplicato dalla suggestiva consapevolezza, d’essere all’interno di un segreto. Nel labirinto delle epoche, sedotti dalla curiosità, ci si ritrova in un passaggio camminato per secoli che s’insinua alto fra i tetti e le case di Firenze, unendo le sponde dell’Arno. Vasari, lo realizzò per il Granduca Cosimo Medici, per collegare la residenza agli uffici (dal Palazzo della Signoria a quello degli Uffizi ) e considerando che ogni opera figuri una coscienza culturale, nel caso, il pensiero umanista secolare, sembrerebbe combaciare come una tessera.

Quel percorso museale, simbolo delle massime arti figurative, con poco sforzo oggi si potrebbe leggere anche come metafora dell’ordinamento di uno Stato, dove nessuno sia escluso e in cui la ricchezza non sia fine a se stessa, perché assieme alla Cultura, genera un virtuoso meccanismo sociale, che permette un futuro: uno Stato giusto e perfetto in cui, tutto ciò che oggi divide, si unisce spontaneamente nella coscienza comune della necessità. Un concetto per gli oppositori, talmente “pericoloso”, da far esplodere anche via dei Georgofili.
Basterebbe forse osservarlo con le lenti della storia sovrapposte alle esigenze moderne, per leggere infatti la figura d’un Principe, che per dovere “cammina sul Popolo” …  ma senza calpestarlo: egli non vive per far cumuli di denaro, ma l’utilizza assieme alla Cultura (Ricerca - Esperienza - Saggezza) per indurre il progresso della Società che vive e rappresenta, convinto che l’interesse personale coincida nel benessere di tutti, perché ne è dipendente ( Solidarietà ).
Anche Hitler e Mussolini, conoscevano l’esistenza di quel percorso: vi si affacciarono per ammirare Firenze, ma poi si persero come altri oggi; forse nell'inganno di complicati concetti come etica, socialismo, ricchezza, stato, cultura, verità, giustizia ...

Pagando l'ingresso, lo si può visitare o in alcuni casi, persino affittare; ma spesso, la guida omette di penetrare oltre quelle forme e tutti quei magnifici colori travolgenti:
il Corridoio Vasariano e Ponte Vecchio nell'agosto del ’44, furono anche il passaggio segreto, di chi tramava una liberazione: fu la scenografia, di un tragico, secondo, Rinascimento Fiorentino. 

Se il costo del biglietto è sempre soggetto alle polemiche, forse non c’è cifra che possa pagare un viaggio fra l’Io e l’Essere... e gratuitamente, vale la pena di provare a capire almeno (!), cosa abbiamo camminato e dove ci troviamo: se non altro, perché queste informazioni, sono indispensabili per sapere, dove - stiamo - andando.

La ricorrenza della Liberazione di Firenze, potrebbe essere l’occasione per utilizzare una chiave di lettura, che permetta di intuire anche lo spazio che intercorre fra un’opera e l’altra ... 

      Buon Vento!
                                   Velaccino

dai un'occhiata anche ad altre pagine ...

                                          

Corridoio Vasariano
Ponte Vecchio luglio 1944 
Via Georgofili 1993

                                                                     


Corridoio Vasariano - mappa situazione liberazione di firenze agosto 44
Firenze del 1944, carta stradale evidenziata da "Nelson" (Giuliano Calcini) con la segnalazione delle zone operative, assegnate ai reparti dei Partigiani e SAP, sia G.L. che P.C.I. per l'insurrezione fiorentina, contro l'occupazione tedesca, dopo il segnale dato dal suono della " Martinella", della torre di Palazzo Vecchio.












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Di seguito: dall’Archivio personale di Giuliano Calcini (membro della Commissione Regionale Toscana per il riconoscimento della qualifica di Partigiano – G.L.) la trascrizione di tre fogli di appunti olografi, ricevuti con lettera a firma Erio Breri :
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Relazione sul servizio svolto dal Gruppo Collegamenti Staffette e Telefonici della Divisione Giustizia e Libertà. "

Fisher Enrico- racconto olografo
L’emergenza imposta dai tedeschi nella città di Firenze il 30.7.944 e la conseguente divisione in due parti della città causata dal salto dei ponti sul fiume Arno, arrecò al Comando Militare Partigiano e al C.T.S.N., grave preoccupazione per l’assoluta mancanza di collegamento fra le due sponde ( Nord, occupata dai Tedeschi – Sud, già liberata dagli Alleati) e vari sistemi furono inutilmente escogitati per riprendere i contatti. La crisi fu risolta dal Comandante la Terza Compagnia Divisione “Giustizia e Libertà”, Fisher Enrico, che dopo ripetute prove, riuscì dalla zona Nord del fiume Arno, a portarsi in quella Sud, traversando la galleria degli Uffizi e il Ponte Vecchio, superando miracolosamente i pericoli annidiati tra le macerie ancora fumanti, mettendosi così in contatto col Comandante Alleato ( Vedi rapporto del Ten. Col. Nello Niccoli, Comandante le Formazioni Partigiane) e riuscendo a rifare nuovamente il percorso in senso inverso, distendendo la linea di un telefono da campo, per una lunghezza di circa un Km. collocando i due apparecchi telefonici, uno in una casa diroccata, nei pressi del Ponte Vecchio zona Sud e l’altro, in una stanza della galleria degli Uffizi, zona Nord, stabilendo così, i primi contatti diretti fra le due zone.

Esaurita questa prima impresa il Fisher, chiamò a collaborare il Capo Squadra B.E.  ( ndr. Breri Erio ), che era a conoscenza dei suoi tentativi e che si trovava, insieme ad altri Partigiani della sua squadra, in Palazzo Vecchio, a disposizione per ogni evenienza. Il B.E. , prese così servizio al telefono ( ore 14 del 6.8.944 ) con il preciso compito di far funzionare ad ogni costo, il telefono e traversare le linee nemiche, qualora fosse necessario. Tale servizio era di essenziale importanza, per il buon esito della lotta partigiana in Firenze. L’incarico da disimpegnare, era oltremodo difficoltoso e pericoloso, in quanto la zona di operazione, era completamente sotto il controllo del nemico, le cui pattuglie, perlustravano in continuità la zona.

Solo un coraggio non comune e una abnegazione veramente eroica, poteva permettere al piccolo nucleo di Partigiani, di allestire  quel servizio. Fu perciò necessario stabilire delle chiamate, per evitare il trillo del campanello, che avrebbe insospettito maggiormente i tedeschi . per mezzo di questo telefono, furono trasmesse precise notizie sull’esatta ubicazione e sugli spostamenti delle batterie tedesche, notizie che consentivano agli alleati, di fare un efficientissimo fuoco offensivo; notizie relative alla situazione psicologica e materiale, della cittadinanza, angosciata dalla mancanza di notizie di qualsiasi natura e dalla mancanza di viveri, acqua,luce, gas e materiale sanitario, avendo il nemico, asportato e distrutto, il più possibile.

Il Servizio Staffetta:

Poiché il telefono non era sufficiente a supplire le esigenze del momento, fu necessario servizio di staffetta, per scambiare documenti fra il Comando Partigiano ( zona Nord ) e il Comando Alleato, percorrendo la strada battuta dal Fisher. Era questa un’impresa più ardua e pericolosa della prima, che metteva a dura prova morale e materiale,colui che la disimpegnava. Si trattava di traversare varie volte al giorno, in più riprese a turno, un percorso lungo oltre un Km. ostruito da macerie delle case distrutte dai tedeschi, cosparso di focolai e da innumerevoli mine, in continua esplosione, che causavano crolli dei resti delle mura dei palazzi già pericolanti, il tiro delle armi nemiche, che dai luoghi più alti in prossimità dell’Arno, controllavano tutta la zona.

In verità, si può dire che ogni passo, poteva causare la morte.    

Con questo collegamento di staffetta, furono recapitati, tanto per citarne i più importanti, i tracciati delle fognature della città, i piani della “Linea Gotica”, il messaggio dell’Arcivescovo di Firenze invocante gli alleati, assistenza alla popolazione di tutta la città, nonché, due volte al giorno, venivano trasmessi dei veri bollettini. L’ardua impresa ( telefono e staffetta) svolta per 5 giorni, dal 6 all’11 agosto del 1944, fu potuta portare a termine,  grazie al valore e lo spirito patriottico e l’abnegazione del Breri e dei suoi collaboratori. L’importanza del contributo dato dal B. in unione agli altri con l’azione su esposta, è testimoniata dagli elogi espressi dall’Ispettore dell’Intelligence Service, e dal Comandante L’89°  Armata, trasmessi dal Magg. Macintosh e S.T. Norris ; dell’intervista del Magg. Mandley del P.W.B. e dagli articoli composti dai giornalisti Lumby Cristopher, sul Times e Sprigge, della “Renter”, nonché la ripresa cinematografica “girata” sul luogo, ove si svolsero i fatti, da parte dei corrispondenti esteri.

Il pericolo corso da questa staffetta, è dimostrato in fine, dalla la morte di 7 cittadini, che tentarono di traversare la zona, il giorno stesso della liberazione. "
Corridoio Vasariano
Stralcio rapporto su attività di Erio Breri a firma Ragghianti ( Fonte: ibidem)


Tratti dallo stesso archivio personale, seguono alcuni dei documenti utili alla ricostruzione storica dell’episodio che verosimilmente, permisero alla “Commissione Regionale Toscana per il riconoscimento della qualifica di Partigiano”, di proporre la “concessione individuale di medaglie o croce di guerra al valor militare”.

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Corridoio VasarianoCorridoio Vasariano


Ponte Vecchio Firenze
Un ritaglio in originale del Nuovo Corriere 1947 conservato da Nelson

Corridoio VAsariano
La copia della cronaca del corrispondente inglese Cecil Sprigge 

Corridoio Vasariano - episodio 1944
Corridoio Vasariano - episodio 1944
Velina del rapporto informativo redatto dal Ten. Col.  Nello Niccoli, di merito al famoso episodio del collegamento telefonico clandestino nel Corridoio Vasariano, che vede protagonista Enrico Fisher
( riordino 1/2 in progress )


Proposta onoreficenza episodio Ponte Vecchio
alcune proposte conferimento di onoreficenze 
Corridoio Vasariano archivio G CalciniCorridoio VasarianoCorridoio Vasariano


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Calcini Giuliano - archivio personale
Citazione 
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Questo scorcio su Firenze, per ora lo socchiudo qui:
una nota della F.I.A.P. ,
 mi ha aiutato a percepire, come il clima politico cominciò a cambiare e la riporto di seguito.
E' stato faticoso cercare di riordinare la documentazione ereditata (decine di fascicoli), ma stradafacendo, s'è creato ... come un percorso suggestivo, in cui si è sedotti dalla curiosità:
si percorre un passaggio segreto, che s’insinua alto fra i tetti e le case di Firenze e ci si ritrova a dialogare con chi ha pensieri politici, religioni e colore della pelle, diversi: tutto sommato ... comodo.

            Buon vento!
Velaccino


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FIAP tessera 1965 a firma Ferruccio Parri - archivio Calcini G
“Enzo Enriques Agnoletti    […]   Pochi giorni dopo la liberazione di Roma, precisamente il 7 giugno 1944, ancora Agnoletti riesce a far approvare al CTLN un manifesto da diffondere in città - di cui è autore assieme a Ragghianti - in cui è resa nota l’autorità del Comitato e proclamata la mobilitazione generale contro l'invasore. Nei mesi successivi alla liberazione di Firenze, Agnoletti si troverà al centro di una spiacevole vicenda, la presidenza del CTLN. Tale

carica era stata riservata per precedenti accordi al Partito d'Azione e, nella immediata vigilia dell'insurrezione, Ragghianti era stato incaricato di attraversare l'Arno per incontrare una missione alleata con una delega di carattere esclusivamente militare; giunto a trovare un punto d'incontro con gli Alleati, Ragghianti si era preso la libertà di autonominarsi presidente del CTLN per legittimare la validità degli accordi presi. L'otto agosto, da Oltrarno, quest'ultimo inviava una lettera ad Agnoletti - probabile presidente del Comitato se le circostanze lo avessero permesso — informandolo della situazione. Nonostante il comportamento di Ragghianti fosse stato censurato pesantemente dalle altre forze politiche, Agnoletti in persona si assumerà la responsabilità della scelta del compagno attribuendola ad una decisione comune del P.d'A. La fase di governo provvisorio della città e quella prima ricostruzione sono vissute da Agnoletti in veste di dirigente politico del P. d'A. sempre riconfermato negli organi direttivi: presente nell'Esecutivo eletto nel febbraio 1945, nel novembre viene eletto presidente del Comitato regionale e per questa ragione si dimette dall'Esecutivo cittadino. Le tormentate vicende che porteranno alla scissione e alla scomparsa del Partito d'Azione, non lo vedranno protagonista, dovendo egli trascorrere un lungo periodo in un sanatorio svizzero per motivi di salute e riprendersi dalla notizia della tragica morte della sorella Anna Maria - militante in un gruppo cristiano sociale - trucidata dai nazifascisti a Cercina il 12 giugno 1944, che andava ad aggiungersi alla tragica scomparsa nel 1937, del fratello Giuliano, promettente giurista. Tornato in prima linea nella battaglia politica, Enriques Agnoletti inizia una lunga navigazione nella sinistra italiana che lo porterà, con una sparuta pattuglia di ex-compagni, alla ricerca di una forza socialista, democratica, riformista, aperta al confronto col partito Comunista. Si schiera perciò decisamente contro la confluenza di ciò che rimane del Partito d'Azione nel PSI e, nel novembre 1947 firma l'appello che dà origine al Movimento di Azione Socialista con Codignola, Calamandrei, Garosci, Vittorelli ed altri. Avvenuta la fusione tra questo movimento ed altri gruppi socialisti indipendenti come “Europa Socialista” di Ignazio Silone e i dissidenti socialisti che si richiamavano a Luigi Carmagnola e Ivan Matteo Lombardo nell’Unione dei Socialisti, questo raggruppamento si presenta alle elezioni politiche del 1948 in liste congiunte col PSLI sotto la sigla “Unità Socialista”, riuscendo a far eleggere solo Calamandrei e Lombardo. Nel 1949, dopo faticose trattative, nasce il PSU (Partito Socialista Unitario) dalla fusione tra l'Unione dei Socialisti, il gruppo di Giuseppe Romita, frutto di una scissione del PSI e l'ala sinistra del PSLI con Mondolfo, Zagari, Favarelli e Matteo Matteotti; l’anno successivo con la segreteria Romita, il PSU confluisce, dove Agnoletti milita nella corrente di sinistra con i vecchi compagni del Partito d’Azione (Calamandrei, Codignola, Vittorelli, Garosci). Quando si comincia a ventilare l’ipotesi della legge maggioritaria, il partito di Saragat si spacca poiché, come ricorda Vittorelli, “lo scivolamento verso il centrismo diventò allora l’incubo della vecchia pattuglia giellista”. Codignola, nell’ottobre 1952 al Congresso di Genova, viene messo in minoranza e Saragat può avere mano libera nell’appoggiare il disegno democristiano. La situazione precipita, Calamandrei, che in aula si era espresso contro la “legge truffa” , viene sospeso dal partito e Codignola espulso; più tardi si dimetterà per solidarietà anche il celebre giurista. Nel 1953 il gruppo fiorentino uscito dal PSLI (nel frattempo diventato PSDI), comprendente anche Enriques Agnoletti, fonda il Movimento di Autonomia Socialista e dà vita al periodico Nuova Repubblica . Pochi mesi più tardi, “Autonomia Socialista”, associata ai dissidenti parriani del PRI, a socialdemocratici come Greppi, a cattolici di sinistra come Cesa e a indipendenti come Jemolo e Piccardi, fonda un nuovo raggruppamento, “Unità Popolare”. “Unita Popolare” si batte valorosamente contro lo schieramento compatto delle forze centriste, forti di un'organizzazione capillare e di risorse finanziarie neppure lontanamente alla portata dei partiti e dei gruppi di opposizione; nonostante una campagna elettorale condotta con un'assoluta disparità di mezzi ed un'organizzazione improvvisata rispetto al fronte favorevole al premio di maggioranza, l'attivismo di movimenti come “Unita Popolare”, l'USI di Cucchi e Magnani e l'Alleanza Democratica Nazionale di Corbino, senza dimenticare peraltro l'affermazione delle destre, riuscirà a far saltare il disegno governativo. Partecipe, dunque, dell'ultima battaglia combattuta dai resti della pattuglia azionista, ai cui principi di integrità morale e di onestà intellettuale si ispirerà per tutta la vita, Enriques Agnoletti si dedica in modo particolare, negli anni successivi, alla cura del Ponte, la prestigiosa rivista di dibattito politico e culturale fondata con Piero Calamandrei nell'aprile 1945, della quale diviene direttore nel 1956 alla morte di questo ultimo; la sua trentennale direzione della rivista si segnalerà per l'attenzione posta alla difesa delle minoranze, alla tutela dei diritti civili, ai problemi di politica estera. Il 6 novembre 1960, inizia la breve ma intensa stagione che vede impegnato Enriques Agnoletti come amministratore cittadino: a livello nazionale il paese sta vivendo un periodo di rinnovamento, l'apertura a sinistra è alle porte, ma il quadro politico conosce una fase di stallo; dopo il terzo governo Fanfani e le elezioni amministrative di novembre, sembra giunto il momento di forzare i tempi; equilibri più avanzati si preparano anche sul piano locale. Il 21 gennaio 1961 a Milano si forma la prima giunta di centrosinistra, seguono in febbraio Genova e tra il 1° e il 2 marzo Firenze; nel capoluogo toscano, accanto a La Pira — che presiedeva la sua terza giunta - sedevano Enzo Enriques Agnoletti come vice-sindaco e, tra gli assessori, uomini della statura di Raffaello Ramat, Edoardo Detti, Carlo Furno, Nicola Pistelli. Per Agnoletti, eletto come indipendente nelle liste socialiste, è la prima esperienza in Consiglio Comunale; nelle consultazioni amministrative precedenti, infatti, presentandosi nelle liste unitarie PSIUP, non era risultato eletto. Questa giunta sarà rimpianta a lungo come l'ultima occasione in cui Firenze ha rappresentato la palestra nella quale si confrontavano al più alto livello personaggi di rilievo internazionale su temi come la distensione, la cooperazione con i paesi del terzo mondo, il ruolo della politica estera italiana. Anche per ciò che riguarda più strettamente la politica cittadina, la giunta non mancherà di mettere in atto provvedimenti molto avanzati che culmineranno con l’approvazione del Piano Regolatore Generale, approntato dall’Assessore all’Urbanistica Edoardo Detti, ex-azionista. Questo clima era frutto della collaborazione fra il tradizionale ecumenismo del settore più avanzato delle forze cattoliche che facevano capo a La Pira e Pistelli, coniugato ad una nuova cultura politica direttamente riconducibile alla militanza nel defunto Partito dAz1one, di gran parte degli assessori socialisti, Agnoletti in testa. Chiusa l’esperienza della giunta di centro sinistra, si apre per Enriques Agnoletti un nuovo fronte sul versante della militanza politica; proporzionalmente all’accrescersi del coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nella guerra di aggressione al Vietnam, Agnoletti rafforza il proprio impegno internazionalista a favore della causa di un popolo che resiste ad un attacco di chiara matrice imperialistica. “  
FONTE: FIAP - Enzo Agnoletti

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Firenze